martedì 8 dicembre 2009

Mentre c'è una parte del paese che chiede a gran voce.....







Mentre c'è una parte del paese che chiede a gran voce che le dichiarazioni dei pentiti vengano raccolte, valutate e casomai giudicate inattendibili; mentre nella società civile si annida un manipolo di nostalgici, inguaribili cittadini seguaci di una setta segreta, minoritaria, iconolatra, che vive nel culto della democrazia, si nasconde nelle catacombe della rete e adora un pezzo di carta, la Costituzione; mentre fioccano sentenze di lesa maestà, come le chiama Dell’Utri nel Gran Tribunale di Porta a Porta, dove lo stesso viene processato solo dalla difesa, senza nessun pubblico ministero a fare il controinterrogatorio, tranne un Sansonetti scialbo, incolore e più accomodante del PD: l'uomo giusto per fare da tappezzeria, da scendiletto al processo farsa imbastito in un'aula priva di pentiti, anche se gente come Belpietro motivi di pentimento ne avrebbe...
Ecco, mentre tutte queste cose accadono, possiamo ritenerci fortunati di avere un presidente della Repubblica in gran forma, che nel lancio del monito non è secondo a nessuno.

Ieri a Milano, in occasione del quarantesimo anniversario della strage di piazza Fontana, ha detto: «Nelle stragi italiane non tutto è chiaro e limpido». Come se ci fossero delle stragi limpide. Parlare di strage chiara e limpida è un ossimoro, come parlare di rompicapo semplice, di intuibile enigma, o di Berlusconi processato.

Non fa niente, diciamo che è stata una garbata concessione alla possibilità di un intricato garbuglio di collusioni istituzionali che forse – ma non corriamo troppo con la fantasia, o perlomeno mettiamoci la cannottierina che prendiamo freddo –, possono avere ostacolato le indagini fino a depistarle del tutto. Concentriamoci sul clou dell’incontro, ovvero il momento più atteso: la declamazione del monito di circostanza.

«La strage di piazza Fontana ci ha insegnato una lezione che non dobbiamo dimenticare».

Uno dice: chissà quali riflessioni di carattere escatologico sta per riservare ai suoi umili compatrioti la più alta carica dello stato?

«Ci insegna che dobbiamo evitare che in Italia i contrasti e le legittime divergenze possano sfociare in tensioni tali da minacciare la vita civile».

Apperò… e chi l’avrebbe mai detto? Questo è un monito che necessita di un certo approfondimento e di una critica ragionata, per facilitarne la comprensione da parte di un pubblico meno avvezzo alle sottigliezze dell’intelletto, quando si esprime in una forma così ispirata e lungimirante.

In cosa consiste, quindi, il monito? In buona sostanza, significa questo: se si litiga tanto, poi si finisce per mettersi le mani addosso. E quindi evitate di alzare la voce, per favore, che ho mal di testa…

Un pensiero profondo che apre su riflessioni di un certo tenore. Meno male che Giorgio c’è.
























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