martedì 8 dicembre 2009

dalla Calabria ..... un giovane.........AL BIVIO.


Al bivio: mi candido in Calabria oppure no? Vi coinvolgo nella scelta
Cari amici,

vi scrivo dal fronte calabrese, che non è quello meridionale.
Sono qui da giorni, in una sorta di isolamento elettronico-digitale.
Ho un collegamento Internet inaffidabile, che forse mi permette
d'incontrare dal vivo le persone e capirne i problemi.

Mi trovo a un bivio: dopo una serie di battaglie, condotte assieme a voi con la denuncia, la proposta, la testimonianza, la scrittura, l'insistenza sulla cultura, è in ballo una mia candidatura alle regionali della Calabria. Ho avuto manifestazioni di stima, in proposito, da parte di Luigi De Magistris, Sonia Alfano e Gianni Vattimo. Adesso la scelta definitiva dipende da me, in realtà: potrei presentarmi agli elettori della mia terra come indipendente nella lista di Idv oppure proseguire con la parola e la presenza, come ho fatto sino ad ora.

Se vi scrivo in modo chiaro e aperto, è per avere il vostro parere. Vi confesso che uno dei principali motivi di titubanza è legato alle perplessità sulla società calabrese in generale. Sono al corrente di movimenti che si stanno compiendo sotto banco in ambienti politici. La gente è sempre ricattabile in larga parte, e abbocca alle promesse.

Sono consapevole che le elezioni regionali, soprattutto qui in Calabria, saranno comunque caratterizzate dallo strapotere di figure che hanno cambiato casacca, che si sono riciclate e che possono contare sulle clientele consolidate stando a palazzo.

Dalla mia, avrei voi, che siete sempre stati liberi e attivi, e, credo, il sostegno di pochi coraggiosi con una storia di vivo impegno per la democrazia, costato molto caro.
La ragione più forte d'un mio eventuale ingresso in politica è che in Calabria ci sono persone scaricate, abbandonate, sole, sofferenti. C'è una criminalità spaventosa, in continua espansione. La sanità non funziona, l'etica nel pubblico è una bellissima utopia, i fondi europei vengono rubati da lobby organizzate e protette. Qui abbiamo veleni d'ogni genere, dalle navi alle scuole, dall'irresponsabilità della politica agli ambienti deviati; contro i quali ci siamo ritrovati nelle piazze, senza mezzi e senza interessi.

Nel 2005, nel mio comune d'origine, San Giovanni in Fiore (Cosenza), tentai con amici di proporre un'alternativa politica autonoma, distante dai partiti, dalle logiche di potere, dagli apparentamenti, dalla ragioneria elettorale. Chiesi a Vattimo, che non conoscevo, di darci una mano: eravamo un gruppo di giovani sognatori, pronti a spenderci, a denunciare, a proporre. Anzitutto, facemmo un discorso di legalità e partecipazione, che sono i requisiti essenziali della libertà. Nel nostro programma, c'era la riduzione delle poltrone e l'avvicinamento dei cittadini alla cosa pubblica, che è di tutti e non dei professionisti della politica. Il risultato fu molto buono, considerata la mancanza di soldi, che nelle campagne elettorali fanno la differenza. Prendemmo il 12%, nella capitale europea della disoccupazione, dell'emigrazione e dell'assistenzialismo – seguita, per la specifica voce, dalla città campana di Orta di Atella.
Continuammo a opporci ai signori del luogo: nel libro “La società sparente” spiegammo come qui si raccoglie il consenso, facendo nomi e cognomi, e come si determinano gli assetti politici regionali, incluso il trasversalismo per gli affari, tipico.
Sono figlio d'una cardiotrapiantata e d'un malato di linfoma. I miei genitori hanno lasciato la Calabria per sperare. Sono sensibile al problema delle cure, dell'assistenza sanitaria e di ciò che ne consegue. Io vivo a Roma, dove cerco di farmi strada come giornalista. La mia casa di giù è vuota, non ci abita più nessuno. Ci ritorno per iniziative dal basso, incontri per la giustizia, momenti con cui vorrei scuotere la società. Di denunce e manifestazioni di coinvolgimento ne ho fatte parecchie, con la presenza di esponenti della cultura e della politica; onesti, obiettivi, tenaci.

In ciò, sono stato aiutato da amici che con me hanno condiviso un percorso, un progetto di emancipazione iniziato diversi anni fa, di cui è ampia traccia sulla rete.

Che cosa vi chiedo adesso?

Vorrei che vi pronunciaste sulla mia candidatura.
Devo accettare oppure rinunciare?
Che aiuto potreste eventualmente darmi? Siete disposti, nel caso, a collaborare attivamente a una campagna elettorale che s'annuncia assai difficile?

Io non mi sentirei bruciato, se decidessi di sfidare le logiche politiche della mia terra e chi le applica. Vorrei anche capire quanto contano le idee e l'impegno per le persone che si ritengono libere. È per questo che vorrei candidarmi. Considerate questa mia lettera come un appello, come la richiesta di un amico che vuole muoversi concretamente, mettendosi in gioco sino in fondo. A vostro avviso, debbo rimanere in disparte? Devo evitare di proporre un'alternativa politica dal basso contando sul vostro apporto?

Sono persuaso che siamo un po' tutti a un bivio, e che le prossime elezioni sono cruciali soprattutto per la Calabria. Intanto perché dopo il 2013 non avremo qui gli stessi fondi ricevuti come area repressa dell'Europa. Poi perché il federalismo è alle porte; il che significa che dovrà esserci una classe dirigente trasparente, oculata, libera e lungimirante.

Resto in attesa di vostre risposte.

Con sincero affetto,

emiliano

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